Il sole24ore pubblica un'interessante ricerca di Deloitte relativa al processo di valutazione in azienda e a come risulta oggi percepita da valutatori e valutati, anche a fronte di una presenza ed un utilizzo dell'AI sempre più diffusa.
Il punto di partenza sembra essere la sfiducia che i manager e gli employee mostrano verso gli attuali sistemi di valutazione della performance.
Un sempre più rapido invecchiamento delle competenze tecniche (circa 2,5 anni la media di vita di una competenza) spinto dall rispetto ad una vita lavorativa sempre più lunga (che arriva sempre più spesso anche a 50 anni), hanno già spostato l'interesse e il focus della valutazione verso competenze trasversali e relazionali rispetto a quelle tecniche.
Il punto nodale di ogni processo di valutazione e dei relativi strumenti a supporto sono a nostro avviso sempre stati, e sempre più lo saranno, i manager, da sempre poco preparati ad essere anche "responsabili" delle attività delle persone a loro assegnate, e quindi poco disposti ad esserne gli allenatori ed insegnanti, con le conseguenti periodiche valutazioni che ne derivano (dall'indagine di Deloitte il 36% dei manager intervistati in Italia non si sente preparato e supportato per gestire le persone!).
L'AI ha fortunatamente già contribuito, e di più lo farà nel prossimo futuro, a trasformare i ruoli manageriali (leader) in ruoli strategici, cioè sempre meno occupati da attività operative delegate all'AI, e sempre più impegnati nella gestione e crescita dei team di cui sono responsabili.
La scarsa propensione e disponibilità ad innovarsi e spesso anche a mettersi in discussione dei manager, scarsità crescente con il crescere verso l'alto del ruolo nella scala gerarchica, confligge con la necessità imposta dall'AI di apprendere nuove tecnologie, utili all'abbandono più agile di quelle attività operative che ne impediscono lo svolgimento pieno del ruolo del manager, così come a introdurre ed attuare schemi organizzativi diversi e più utili alla contemporaneità.
Una più attenta gestione del team da parte dei leader, in grado di cogliere e gestire ogni individualità nelle proprie aree di motivazione ed interesse, accompagnandone la crescita attraverso attività formative ed esperienziali mirate, sarebbe di grande supporto a contrastare lo stranoto fenomeno della carenza di competenze e ruoli disponibili, in Italia molto più elevato che nel resto d'Europa (78%vs 43%).
L'utilizzo dell'AI anche in questo ambito potrebbe aiutare a colmare il gap di esperienza creando programmi di formazione mirati e customizzati al singolo lavoratore (cd microformazione).